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Giorno normale

Giorno normale, poca gente perché no festa. E io annoio. Tutta roba buona ma nessuno viene che mangia. Anche colleghi noia. Quasi presto per pranzo, ma noi tardi per colazione. Viene tizio e chiede: cappuccino? Io no, dico. Tardi, aspetti poco e mangi. Uomo sembra contento, guarda tavolo e siede. Ha borsa pesante, fatto spesa penso. Ma si siede, prende libro e legge. Guardia, anche lui annoia, va lì e controlla: va bene. Io contento cliente. Dico che quando è ora io chiamo, ma quando alzo occhi, lui sta già lì, da macchinetta per ordinare. Guardia, lui Senegal, vuole aiuta ma lui già fatto. Viene con biglietto: pasto completo poi sceglie frutta, anche.

Dico porto io. Io non devo porto, ma voglio vedere. Cuoca, lei Sicilia, ha studiato, porta me. Io porto lui e guardo libro ma lui guarda me e io vergogna. Ecco, dico. Lui sorride, sorriso bello. Io contento ma do cose e scappo.

Lui no mangia. Penso libro bello.

Entra donna, lei brutta. Capelli sporchi brutta vestita, ciabatte che fa rumore.

No guarda guardia, no guarda me, va da uomo siede e poi mangia e uomo sembra parla.

Io guarda guardia; guardia, lui Senegal, guarda me.

Strana cosa.

Donna finito e io visto bene: prende carta di uomo, va macchinetta e ordina. Dà me ordine e altro pasto altre cose, e dolce. Va via e niente dice. Io porta. Guardo libro ma uomo guarda me e io vergogna. Ma io un duro che no paura, tutti dicono: altri paura me, allora perché vergogna? Lui no forte, normale credo Italiano, perché elegante, ma no forte.

Io divento matto, e guardia, lui Senegal, matto anche, e matto anche collega che prima zitto.

Collega, lui Ucraina, dice altro c'è, e io guardo e vedo ancora brutto lì fuori, uomo sporco barbone. Entra e va da uomo. Siede e mangia. E uomo legge, contento, e anche parla.

Poi stessa storia: uomo barbone va ordina, ancora pasto tutto. Esce.

Cuoca, lei Sicilia, capito qualcosa strano vuole porta ma collega dice porta lui.

Collega, lui Ucraina, comanda. Poco tempo e poi comando io perché padroni dice io bravo, io sveglio e merito comanda. Ma collega porta e frega del libro. Uomo sorride, sembra parla. Collega torna e va bagno. Strano che lui agitato.

Così no vede ragazzina. Sembra figlia di uomo, barbona anche lei.

E già sapete: va uomo e siede e mangia. Uomo contento, ragazzina prende tessera e va be' tutto come prima. Pasto ora porta cuoca, collega ancora bagno. Io lascia perché sorride. Italiana ma me sorride e no facile.

Va da uomo e io visto, guarda parla poi ancora legge. Voglio chiedere: cosa libro? Tu visto? Ma lei viene che sembra che prima pianto e io vergogna di chiedere lei.

Ma io matto di più, vergogna con donna peggio che vergogna con uomo! Sempre donne me trova simpatico.

E io stanco dire: continuato viene gente barbona e tutti mangia, tanto speso, sempre tessera.

E io dico: come tutti sa PIN? Chiedo collega, lui Ucraina, ma non parla. Un po' va bagno, un po' fumare, oggi no lavora ma lavoro poco: solo uomo e suoi barboni. Collega turbato, cuoca insegnato cosa vuol dire.

Anche guardia, lui Senegal, dice porta e io lascio. Guardia importante: sicurezza. Così controlla, dice.

Uomo sorride. Guardia ferma lì che io non vede faccia, solo uomo che sorride. Sembra guardia parla e uomo sente, e piace e sorride.

Viene donna barbona e siede e mangia e guardia sempre lì. Donna compra pasto e guardia lì. Viene pasto e nessuno porta. Io aspetta guardia parlare, collega è strano, cuoca in cucina.

Viene barbone e prende vassoio. Siede e mangia. Guardia sempre lì.

Ancora barboni. Poi guardia va posto e subito vedo che tempo tardi. Tanti venuto, mangiato, e noi non capisce.

Ora sera, cuoca finito orario. Altre due vengono lavorare turno ma cuoca dice problema cucina, padroni chiamato, ti pagano ma noi resta. Lei parlato veloce italiano che nessuno capito, ma due vanno. Loro pagati ma noi resta. Dico buona idea, noi resta e vede, cuoca sorride ma come triste.

Ora io matto anche che donna triste. Quando donna triste io gentile e poi donna sorride. Facile io fa donna sorride. Piace donne. Cuoca triste e io ancora vergogna.

Luci accendono, musica piano per sera e sento che musica triste come cuoca, come triste collega e anche guardia. Lui Senegal, grosso per fa paura. Mai visto triste. Sempre crede che gente Senegal solo allegra. Sempre visto uno di Senegal sorride. Non so, non felice ma abitudine così. Malato ma sorride, povero ma sorride. Visto pochi Senegal ma tutti così.

E solo visto tre di Ucraina, come collega, ma tutti uguali. Due simpatici e uno no. Gente dura come io duro, però diverso. Quando ucraino duro meglio no discute, loro in gamba. Collega lui Ucraina amico, anche se comanda.

Detto io questo cuoca di Sicilia, lei detto no, che tutti diversi. Io non so, visto poco e lei studiato. Dice conosce altro ucraino, amico dolce. Io geloso.

Neanche vedo donna barbona e solita storia. Mangia, compra, va.

Ma cuoca ora finito, vestita, cucina chiuso, cassa fermata e voglio ora vede barboni come mangia. Tutti aspetta, no respira: guardia, collega, cuoca, io. E vassoio lì e no barbone.

Uomo viene, prende e mangia! Dove libro non so, lui solo mangia. Finito e tocca me sparecchia. Sempre discute chi sparecchia ultimo, perché tardi tutti a casa vuole, ma sempre ultimo cliente sta lì e non esce mai, e domani tutto deve pulito e sempre io e collega discute sparecchia: tu vai, no tu vai. Questa sera io contento sparecchia. Prendo vassoio e uomo alza.

Tu libri, dico lui. Borsa. Cosa libri?

Lui parla? No parla? Non so. Ma io vuole libro, libro per me, dentro borsa. Lui detto sì o forse non detto ma io so che sì.

Io sempre pensa che impara, provato ma difficile. Altri aiuta, anche cuoca aiuta e associazione: andato per corso, ma dopo come prima.

Uomo me guarda. Può uomo vuole bene? Come mamma, no papà perché papà sempre botte, ma mamma buona. Può uomo come mamma? Lui buono, io sa.

Tu libro me? E so che guardia, e collega, e cuoca, tutti chiesto. Tutti qualcosa bisogno. Niente avuto. Dice tempo no giusto, altro aspetta. Me tempo giusto e dà libro.

E quando guarda per grazie, forse no lui italiano, perché faccia come già vista, facce di mio paese, che io sa come fatte. Mese scorso entra uno e io dice paese e lui sì che mio paese, e noi due contenti. Io facce mie conosco. Faccia uomo come così, penso, ma dopo penso faccia diversa, anche come Ucraina e Senegal e Sicilia. Possibile no, troppo diverse. Guardo e penso che no, lui solo italiano.

Borsa libro prende e dà. No guardo, o guardo? Non so.

Solo mano che dà libro, io guarda, e non importa altro. Poi trovato me casa. Quando andato? Paura per negozio aperto e vado. Tardi, freddo e sonno ma devo sa. Negozio chiuso, buio. Penso io scemo. Ma no come cuoca dice: scemo, e ride. Nessuno dice me scemo, io rabbia, ma lei dice e io sorrido e cuoca sorride. Credo che questo amici. Invece io dice me scemo come quando rabbia. Torno casa. Brutta, io ancora cerco. Quando comanda e più soldi, trovo casa più bella, così invito gente. Cuoca, magari. Sera buona, penso, perché libro. Tocco tasca e no libro. Paura, ma poi guardo comodino e libro lì. Chi messo? Io no messo.

 

Domani tardi negozio, io turno pomeriggio. Libro come parla: parole che voglio sa, lì trova. Solo lui non sempre trova: legge letto e alzo, lui su tavolo. Poi colazione e leggo, lavo e no su tavolo. Cerca e cerca, trova comodino.  Dice cosa voglio, ma fa cosa vuole. Strano.

Arrivo negozio. Sembra ieri. Guardo guardia, lui me. Saluto e saluta, chiedo come va, tutto normale, dice. Da tanto tempo quartiere tranquillo, mai che viene problema. Collega lui dice che tanto lavoro, ma meglio così che vuoto. Chissà perché dice questo. Saluto cuoca che lei sennò sempre dentro mai io vede. Lei contenta che vede me, dice bene che vieni perché oggi tanta gente, mica ieri. Io prendo posto e pensa, se ieri tranquillo, oggi guerra! Ma giorno normale.

 

A pausa viene capi, chiama collega, lui Ucraina. Loro gente ricchissima, tanti negozi e fa come vuole. Parlano con collega e lui due occhi così. Avvicino e loro saluta e fa sorrisi. Dice come: ciao, nuovo capo. Loro piace parla strano per noi non capisce. Collega felice: lui capo grosso negozio, importante davvero. E capi dice me dirige mio negozio, soldi buoni.

Sera e guardia telefono. Vedo parla e poi ride, e poi piange, e poi ride. Cosa, dico? Lui contento, lacrime e dice: ora cittadinanza, famiglia viene, casa trovata, tutto insieme. Dice parole come prega. Io contento.

Quando ora buona, collega e me prende bottiglia e dice guardia e cuoca beviamo festa. Bello festa, me dispiace collega parte, lui dice va lontano, tutto cambia, più soldi. E poi dice che nessuno sa: lui sposa! Applausi. Ma io so lui no vuole sposa. Duro anche così, io mai pensato sposa. Brindiamo. Guardia ancora come prega, dice tutto bene insieme, che mai pensava. Di nuovo brindiamo.

Poi tocca me, anche io più soldi. Dico io che tutto cambiato, uomo fatto noi regali, come barboni. Tutti guarda; silenzio. Che uomo, chiede collega; che barboni, guardia chiede. Cuoca dice ieri noia, nessuno ordina. Io dico in fretta brindiamo, perché silenzio strano. Torna festa.

 

Sera libro cercato, pensa cassetto ma no. Trova in tasca. Bello leggo. Se io vuole sa, libro scritta cosa che vuole sa. Solo che libro muove: lascia su tavolo, trova in armadio. Libro ride.

 

Giorno dopo, io nuovo capo ma lavoro uguale. Capo ma nessuno che io comanda. Pausa mangio con cuoca che spiega: ora io fa lavoro di due perché contento che capo. Ora capisco perché nostri padroni ricchi: sempre pensa come fa soldi.

Io so che uno solo può lavora lì: però uno solo che sveglio. Io sveglio e anche cuoca dice. Va be', dico: ora no litiga chi sparecchia ultimo, e cuoca ride.

Non importa che tanto lavoro, e va be' che tanti soldi e domani forse casa per invita. Dico io comanda perché regalo di uomo ieri prima, come libro. Cuoca dice quale uomo. Uomo di barboni, dico. Dice lei non sa. Ma come non sa, dico io. Tu restata turno dopo, per me regalo.

Lei guarda, io guardo.

Lei dice verità.

Io matto ieri prima e oggi più matto. Negozio uguale ma io dico diverso. Lavoro uguale ma io penso diverso. Anche cuoca uguale ma parla diverso e più piace.

Ora tutto più piace, anche io piace me, penso.

 

Tutto bello, ma più che tutto è libro. Mattina prendo, leggo, penso. Porta in negozio ma quando cerca no libro. No preoccupa, io capito. Solo casa legge, anche casa piace, ora. Sera apre cassetto ma no. Libro scherza, io so. Va bagno e libro lì. Io dico tu vai dove vuole ma io vuole te trova, capito? Libro dice sì e me sta bene.

 

Credo di avere imparato più in un mese che in anni che sto Italia. La mia vita è cambiata senza niente diverso, ma occhi diversi, lingua diversa. Ora sono sicuro, ho speranza, e sento che i clienti non vedono ragazzino simpatico, vedono capo della filiale e allora penso che non è solo speranza mia. Guardia ingrassato, con moglie che cucina; preoccupato, per figli che sempre danno problemi, ma so che è contento: la sua vita è vita normale, non più accampato.

Ieri collega da Ucraina passa come cliente! Elegante, con bella moglie. Gli piaceva far vedere che spendere non è un problema, moglie gli diceva stare buono, si amano di sicuro. Lui più tenero, sicuro anche questo. Un po’ di nostalgia abbiamo sentito, perché non so, ma fatto un brindisi e ricordato altro brindisi: solo mesi ma differenza di anni. Chissà perché il passato sempre dà nostalgia. Giorno normale oggi sembra bello domani.

Cuoca unica senza regali. Penso che è sempre così, chi ha bisogno niente, e altri hanno tanto. Penso anche altre cose; prima sentivo ma mi mancavano le parole; non più della lingua mia, non ancora di questa: in mezzo senza sapere cosa sono, cosa devo diventare. Ora penso cose come questa: che i poveri sempre che sperano, che ricchi non sperano e sempre con paura. Chi sta meglio non so.

Nostalgia anche di uomo del mistero. Mi piace dire 'uomo del mistero': letto in libro avventure e se dico sembra di stare in avventura anche io.

So che devo fare regali, per essere uomo del mistero. Cuoca contenta perché sa che io aiuto. Questo il mio mistero.

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